Anno: 2022

Orto sul balcone

Sabato 9 aprile presso il vivaio Dordoni ci siamo cimentati nella creazione di un piccolo orto da porre in terrazzo o in balcone.
Perfino io ho avuto il piacere di manipolare la terra piantando in un vaso rialzato i miei piccoli ortaggi.
Diverse – ci hanno spiegato – possono essere le motivazioni che spingono a creare un orto in balcone: possiamo farlo per ragioni economiche o perché il nostro prodotto è più buono e più sano di altri; infatti se consumata entro le due ore dalla raccolta, la verdura conserva il massimo delle sue proprietà, che col tempo poi vanno a ridursi. Possiamo coltivare una piantina, un’aromatica o un fiore anche perché è qualcosa che cresce, che dà frutti e che col passare dei mesi e con le dovute attenzioni si riempie di vita.

Un grazie ad Annalisa del vivaio Dordoni per i preziosi consigli.
Ai prossimi incontri!

Alice

Il taglio di tutti i tigli di via Mazzini

Nell’intervista fatta al Sindaco di Paullo Federico Lorenzini dalla dott.ssa Giacomello sul Giorno di venerdì 11 marzo vengono fatte diverse affermazioni che vogliamo confutare qui per punti.

Sette degli otto tigli storici erano a rischio di caduta.
Il sindaco afferma che le piante a rischio erano sette su otto. Come è noto, una pianta è sempre a rischio di caduta e sarà così finché esisterà la gravità. In agronomia però ci sono più classi di rischio e si parla di rischio estremo quando bisogna tagliare la pianta entro trenta giorni. Nell’ultima perizia commissionata dal Comune al dottor Canepa (20/07/21) leggiamo che tre piante erano a rischio moderato e pertanto dovevano essere solo manutenute e ricontrollate: la 429 dopo un anno, la 431 dopo 3 anni, la 432 dopo 2 anni (fig. 1). Pertanto, in via Mazzini le piante effettivamente a rischio estremo erano cinque, non sette. Per dimostrare che non era così o si ha a disposizione una quarta perizia successiva al taglio, o si mostrano le foto dei tre ceppi in questione che invece di essere sani sono cariati. Ci sembra però che già dalle foto senza identificazione pubblicate sui social si possa notare che alcuni tronchi sono abbastanza sani, senza carie del legno (fig. 2).
    Dunque non tutti i tigli erano a rischio estremo, ma il Sindaco ha ordinato di tagliarli tutti. La giustificazione di tale posizione è sempre stata che il progetto di rifacimento del centro storico prevedeva di tagliare tutto e nessuno a suo tempo si era opposto. Evidentemente e per motivi non noti il progetto non poteva essere modificato in corso d’opera, nonostante una petizione con raccolta firme tra i cittadini lo avesse richiesto.

Non si ripianteranno altri tigli.
Il progetto, diffuso su Fb a giugno, prevedeva la sostituzione dei tigli con liquidambar e sophore (fig. 3), notoriamente alberi originari di altri continenti (alloctoni). Ora invece, nell’intervista al Giorno, il sindaco sostiene che verranno sostituiti da essenze autoctone, però non da tigli, come invece vorremmo noi di Legambiente per motivi storico-culturali. Anzitutto notiamo che la ferma opposizione alla modifica in corso d’opera del progetto non c’è più: il progetto ora si può modificare. Ci chiediamo cosa sia cambiato in questi mesi. Forse qualcuno ha fatto notare al Sindaco che esistono normative che regolamentano queste cose, normative che prescrivono che alberi abbattuti in aree di pregio siano sostituiti con alberi della stessa specie o comunque di specie autoctone.

Parleranno gli esperti, cioè gli agronomi.

Su questo punto vorremmo anzitutto segnalare che non ci risulta che il progetto di rifacimento del centro urbano sia stato firmato da un dottore agronomo iscritto all’albo. Se non è così preghiamo chiunque di contraddirci, ne saremmo contenti. Ma se abbiamo ragione, ci chiediamo il perché di questa contraddizione, visto che ora il parere dell’agronomo è diventato decisivo nel scegliere come sostituire i tigli. Prima, in fase di progetto, non se ne richiede la consulenza, quando invece sarebbe stato opportuno per decidere quali essenze piantare e dove piantarle, poi la consulenza agronomica diventa insindacabile, addirittura più importante del parere del sindaco che, sembrerebbe, delega al tecnico ogni decisione.

I tecnici e l’amministrazione.
Su questo aspetto della questione vorremmo fare un’ultima considerazione, anche perché è stato un aspetto centrale in questi due anni di pandemia: dato un problema che coinvolge i cittadini chi ha l’ultima parola? I politici o i tecnici?
    Sembra una domanda a cui è difficile rispondere, ma la difficoltà è solo apparente. Chiunque abbia mai avuto a che fare con problemi tecnici sa che la loro soluzione non è mai una sola. Un buon tecnico, se competente, di soluzioni ne trova sempre più di una, che poi sottoporrà al committente a cui spetterà la decisione definitiva. Nel caso dell’amministrazione della cosa pubblica quindi il decisore politico, democraticamente eletto dai cittadini, farà la sua scelta nell’interesse e tenendo conto delle richieste dei cittadini.

 

Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4

Il taglio dei tigli

Ieri mattina, mercoledì 09.03.22, alle 8:15 ero in via Mazzini. Faceva molto freddo. I tigli catalogati 424 e la 426 erano già stati tagliati. Il terreno era colmo di rami e gli operai in piena attività stavano affrontando il taglio della 427. Oltre a me erano presenti i volontari della protezione civile, che mi fecero subito notare la grande carie del legno visibile nel tronco della 424, appena tagliata. Risposi che Legambiente non è mai stata contraria al taglio delle piante di via Mazzini gravemente compromesse da un punto di vista statico, ma che quelle non a rischio di caduta, seppur malate, avrebbero dovuto invece essere salvate e curate. Mi resi subito conto che il discorso era troppo complesso e in ogni caso poco gradito.
    Lasciai perdere e iniziai le riprese mentre tiravano giù la 427 e poi la 428, tutti esemplari di cui le perizie prescrivevano l’abbattimento. La 429 invece, sempre secondo le perizie, non doveva essere abbattuta, bensì ricontrollata entro l’anno. Sarebbe stato interessante vedere la condizione del tronco tagliato e confrontarlo con quello delle precedenti.
    L’operaio, un ragazzo giovane, con maglietta a maniche corte, iniziò asportando alla base della pianta una fetta di tronco semicircolare. All’interno il legno sembrava in buono stato. Poi tolse ancora qualche sottile strato di legno, sempre più in profondità. Alla fine operò un taglio orizzontale sull’altro lato del tronco e la pianta venne giù, docilmente, senza fare rumore. Il ceppo mostrava una zona più scura al centro, il durame, la parte più vecchia dell’albero. Non era bianco come quello che avevo visto nei tigli tagliati in giugno, però non era visibile nessuna carie. A prima vista e a distanza, non potendo avvicinarmi, il ceppo risultava molto diverso dai precedenti. Probabilmente era una pianta che poteva essere salvata e curata.
    Mi convinsi che avrei assistito allo stesso spettacolo anche per le altre due piante ritenute salvabili, la 431 e la 432. Comunque gli operai le avrebbero inesorabilmente tagliate e io ne avevo abbastanza. Decisi di tornare a casa.

Liquami

Liquami, un campo intero, ben nascosto, nel senso che è irraggiungibile anche dalle le strade di campagna. In linea d’aria è direi a 3 km da San Pedrino. Per forza di sera sentiamo odori di porcilaia.

Le isole di calore

In un interessante articolo del Cittadino dell’ 11 febbraio 2022 si parla dell’isola di calore rappresentata dal posteggio della piscina comunale, una superficie vasta che nei pomeriggi d’estate, riempita di automobili con le carrozzerie arroventate dal sole, innalza la temperatura delle aree circostanti di qualche grado. Peraltro, la disposizione est-ovest dei filari di alberi ivi piantumati di recente non aiuta, nè lo fa la superficie asfaltata.
    Purtroppo nella prossima estate a San Pedrino avremo un problema in più: la scomparsa dell’area verde oramai a tutti nota come “bosco di San Pedrino”. La rigogliosa vegetazione che vi si era sviluppata è stata infatti distrutta nel mese di ottobre. In particolare, la parte occupata da piante di alto fusto era circa quattro ettari, con un perimetro complessivo di più di un km. Conteneva soprattutto robinie, ma anche pioppi, salici, farnie, gelsi, olmi e così via. Produceva ossigeno, mitigava l’inquinamento atmosferico e acustico, assorbiva le micropolveri, che aumenteranno con il raddoppio della paullese, e, infine, mitigava le temperature estive intensificate dalle isole di calore.
    Nella bibliografia scientifica è ben accertato che l’incremento di 10 punti percentuali di superficie verde può portare all’abbassamento della temperatura estiva anche di 2 gradi. D’altra parte, dalla mappa allegata, ricavata dal sito https://forestami.org e in cui l’area verde di San Pedrino è ancora ben visibile come superficie boscata, si può stimare che i quattro ettari distrutti occupavano giusto circa il 10% delle aree verdi presenti nel territorio di Paullo.
    Quindi l’area verde di San Pedrino mitigava la temperatura e tutti noi che ci abitiamo ce ne rendavamo conto quando in estate, rientrando a casa in bicicletta da via Fleming (altra isola di calore), sentivamo finalmente la frescura della sera. Chissà se questa azione microclimatica è stata presa in considerazione dall’amministrazione quando ha ritenuto corretto autorizzare l’operatore economico ad abbattere gli alberi di San Pedrino.

Roberto Bellavita

Ricorso al TAR

Il Comune non poteva consentire l’abbattimento del bosco di Paullo senza l’autorizzazione forestale e paesaggistica. Gli atti della Giunta vanno quindi annullati.

E’ quanto sostiene Legambiente nel ricorso depositato lo scorso sabato 22.01.22 al TAR Lombardia.

I fatti. Fino allo scorso 19 ottobre, data di inizio dell’abbattimento, sul lotto Dd1 di Via Mazzarello in parte incluso nel Parco Agricolo Sud, esisteva un rigoglioso bosco, noto oramai a molti paullesi come bosco di San Pedrino: quattro ettari di robinie, querce, salici, ciliegi, olmi e gelsi.

Per Legambiente quello di via Mazzarello era un bosco a tutti gli effetti e quindi un bene vincolato, che non poteva essere trasformato senza le autorizzazioni di Provincia e Soprintendenza.

Per il Comune di Paullo, invece, no. Secondo la Giunta si può parlare di bosco solo se la formazione boschiva è stata inserita nel c.c. Piano di Indirizzo Forestale di Città Metropolitana (PIF).

“Con il nostro ricorso stiamo chiedendo al TAR di dirci se un bosco è tale quando ha un’estensione e una copertura importanti (come richiesto dalla legge) o se la qualifica di bosco passa attraverso un riconoscimento amministrativo – dichiara Barbara Meggetto presidente di Legambiente Lombardia – Con la delibera di ottobre il Comune ha consentito al privato di compromettere una componente ambientale importante per il benessere dei cittadini e per mitigare il cambiamento climatico. Ci auguriamo che il nostro ricorso possa far capire che la difesa del bene comune è imprescindibile”.

Infine, da Legambiente intendono sottolineare come non solo si sia modificato già ora e irrimediabilmente il paesaggio, ma come non via sia nessun progetto per la “sostituzione” di quanto abbattuto. “E se c’è – ribadiscono da Legambiente – non è mai stato reso pubblico”.

Alberi monumentali

Oggi, durante il banchetto di tesseramento di Legambiente, si parlava di alberi monumentali. Affinché un albero possa essere riconosciuto tale, la segnalazione può partire anche da associazioni come la nostra, ma attenzione, la circonferenza della pianta dovrà essere di un particolare diametro in funzione della specie. La tabella delle circonferenze è a questo link:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/3%252Fa%252F0%252FD.cb8afce787aeba72e098/P/BLOB%3AID%3D12186/E/pdf

Non è così scontato che un albero sia monumentale. Mi ero informata per i famosi tigli di via Mazzini. Purtroppo la misura della loro circonferenza, una circonferenza a petto d’uomo, non è sufficiente e pertanto non possono essere tutelati. Usando questo argomento infatti l’amministrazione ha screditato la nostra battaglia, dato appunto che non sono alberi tutelabili come monumentali.

Però, anche se un albero non è monumentale ma è grande e bello, noi pensiamo che vada conservato e curato. Oltre che pensare a nuove piantumazioni, obbiettivo del circolo potrebbe essere, a mio parere, quello di fare capire alle persone che l’albero ha un valore, ma non semplicemente come produttore di ossigeno, bensì come esemplare singolo, come essere che vive e muore come tutti noi abitando il nostro spazio. Prevale oggi purtroppo una mentalità consumistica, l’albero come oggetto di arredamento urbano, che non deve essere vecchio e, in tal caso, che va subito sostituito con una pianta giovane e “nuova”.

Dovremmo apprezzare invece gli alberi che già abbiamo, curarli e tutelarli, sia per evitare un inutile spreco risorse con il loro abbattimento, sia, soprattutto, per rispetto e riconoscenza.

Alice Bellavita

Nella foto un grande pioppo nero, un sopravvissuto, nel territorio di Paullo.

Non disturbare il manovratore

Cari concittadini,

vorrei qui fornire un paio di spunti di riflessioni su alcuni argomenti che mi stanno particolarmente a cuore, riaffiorati alla memoria a seguito dei manifesti affissi dalla pubblica amministrazione circa le vicende dei tigli e della piazza.
“Non disturbare il manovratore che non deve essere distratto dalla guida” recitava qualche decennio fa un cartello posto nei pressi del posto di guida dei vecchi tram ATM a Milano.
Atto doveroso da parte del passeggero ma strettamente legato a quel contesto.
La situazione qui è molto diversa e.vorrei in qualche modo far emergere il concetto che la partecipazione e il controllo esercitato dai cittadini, singoli o in associazione, nei confronti dell’operato dei propri amministratori, è il sale della democrazia e rende viva la nostra comunità: se rinunciamo a questo basilare principio, è finita ancor prima di cominciare…
Altra cosa: sarebbe bene tenere in considerazione anche il fatto che il milione di euro per finanziare i lavori, non è piovuto gratuitamente chissà da dove, come insistentemente si rimarca, ma ciascuno di noi ne ha già anticipato una parte con il proprio contributo alla fiscalità generale.
Sarebbe bene ricordarlo, perché non vorrei mai che l’argomento passasse inosservato…

Andrea Dionigi

E’ tutta colpa degli esposti

A Paullo il 18.01.22 la
Forestale ha affisso dei sigilli sui tigli di via Mazzini, lato
banca, ponendo sotto sequestro tutta l’area. Già da tempo su
giornali e social l’amministrazione sottolineava che i circoli
ambientalisti erano i veri responsabili dei ritardi del cantiere; in
seguito al sequestro questa accusa è diventata ancora più aperta:
“E’ tutta colpa degli esposti”, titola oggi, 22.01.22, un
giornale locale.

Qualche giorno fa sullo
stesso giornale si potevano leggere frasi come questa: “Fatto sta
che probabilmente le vicenda non sarebbe esplosa se nell’estate
scorsa alcuni cittadini non si fossero opposti all’abbattimento,
bloccando le motoseghe in azione (con l’eliminazione di uno solo
dei tigli di fronte alla banca) e promuovendo gli esposti che ora
sono oggetto delle indagini”.

Anzitutto l’imprecisione
sui fatti accaduti: i tigli abbattuti, tutti sanissimi, sono stati
quattro e non uno; in secondo luogo i cittadini non hanno bloccato
proprio nulla poiché l’abbattimento del 10.06.21 è stato sospeso
dal comandante della polizia municipale.

L’aspetto però che ci
preme segnalare è un altro, di gran lunga più importante: la
legge italiana invita i cittadini a segnalare alle autorità
l’esistenza di un eventuale reato, un atteggiamento encomiabile e
senza alcun dubbio da sostenere, soprattutto se il reato che si
sospetta è perseguibile d’ufficio, come appunto il reato ambientale.

Al contrario, la frase
citata sembra sottintendere che i cittadini non abbiano agito
nell’interesse della collettività; anzi, sembra che siano loro, in
fondo, i veri responsabili dell’indagine in corso, come se
l’attività della magistratura fosse un atto dovuto, innescato da
cittadini chiassosi e portato avanti per inerzia dal giudice. Non è
così. La funzione del giudice è costituzionalmente autonoma e tale
indipendenza è molto importante. E’ il giudice che ha predisposto
il sequestro, non i cittadini, perché evidentemente ne ha
individuato l’opportunità.

Il circolo Legambiente
Muzza-Paullese chiede a tutti che in futuro ci si occupi della
questione dei tigli di via Mazzini a Paullo con maggior precisione,
imparzialità e senso delle istituzioni.

 

Circolo Legambiente
Muzza-Paullese

Tigli a San Donato Milanese

Nei comuni vicini, nel nostro territorio, nella nostra regione, sempre più spesso nascono comititati di liberi cittadini a difesa di alberi urbani che, se non reputati estremamente pericolosi, si vorrebbero salvare da abbattimento certo.
Questo perché sono sentiti come propri, come un patrimonio di tutti, sono belli, sono ombrosi e non sono sostituibili.