Le isole di calore
In un interessante articolo del Cittadino dell’ 11 febbraio 2022 si parla dell’isola di calore rappresentata dal posteggio della piscina comunale, una superficie vasta che nei pomeriggi d’estate, riempita di automobili con le carrozzerie arroventate dal sole, innalza la temperatura delle aree circostanti di qualche grado. Peraltro, la disposizione est-ovest dei filari di alberi ivi piantumati di recente non aiuta, nè lo fa la superficie asfaltata.
Purtroppo nella prossima estate a San Pedrino avremo un problema in più: la scomparsa dell’area verde oramai a tutti nota come “bosco di San Pedrino”. La rigogliosa vegetazione che vi si era sviluppata è stata infatti distrutta nel mese di ottobre. In particolare, la parte occupata da piante di alto fusto era circa quattro ettari, con un perimetro complessivo di più di un km. Conteneva soprattutto robinie, ma anche pioppi, salici, farnie, gelsi, olmi e così via. Produceva ossigeno, mitigava l’inquinamento atmosferico e acustico, assorbiva le micropolveri, che aumenteranno con il raddoppio della paullese, e, infine, mitigava le temperature estive intensificate dalle isole di calore.
Nella bibliografia scientifica è ben accertato che l’incremento di 10 punti percentuali di superficie verde può portare all’abbassamento della temperatura estiva anche di 2 gradi. D’altra parte, dalla mappa allegata, ricavata dal sito https://forestami.org e in cui l’area verde di San Pedrino è ancora ben visibile come superficie boscata, si può stimare che i quattro ettari distrutti occupavano giusto circa il 10% delle aree verdi presenti nel territorio di Paullo.
Quindi l’area verde di San Pedrino mitigava la temperatura e tutti noi che ci abitiamo ce ne rendavamo conto quando in estate, rientrando a casa in bicicletta da via Fleming (altra isola di calore), sentivamo finalmente la frescura della sera. Chissà se questa azione microclimatica è stata presa in considerazione dall’amministrazione quando ha ritenuto corretto autorizzare l’operatore economico ad abbattere gli alberi di San Pedrino.
Roberto Bellavita