MA PERCHÈ I CARABINIERI VANNO A TRIBIANO?

MA PERCHÈ I CARABINIERI VANNO A TRIBIANO?

La caserma in piazza della Libertà è stata realizzata, mi pare, del 1961. Prima era in via Manzoni. Prima ancora non saprei. Però so che prima dello stato unitario, a inizi ‘800, a Paullo era presente un presidio di gendarmi austriaci. Insomma, a Paullo i militari ci sono sempre stati, da secoli. Non è affatto chiaro perché non ci debbano più essere in futuro.

Non si dice mai perché l’Arma ha deciso un passo che, come a tutti è evidente, contrasta con la logica delle cose, cioè il fatto che la collocazione di un presidio con compiti di polizia deve privilegiare il comune con maggiore popolazione, come appunto è stato nei secoli scorsi. Si dicono invece tante altre cose per giustificare il trasferimento. Una, ad esempio, è quella delle nuove tecnologie. Affermare che grazie ad esse il trasferimento diventa un fatto poco importante però convince poco.

Va poi fatta qualche considerazione sulla questione dei costi; se si incrementerà l’organico della polizia locale per compensare la mancanza dei Carabinieri, una possibilità prevista dall’assessore Consolati, i costi dell’incremento saranno a carico del Comune di Paullo, mentre la caserma, con il suo organico militare, è a carico del Ministero degli Interni (non ne sono sicuro). Comunque i Carabinieri li paga lo Stato, non il Comune.

Se è così, e invito a correggermi in caso contrario, sono convinto che si sarebbe facilmente potuto accedere a finanziamenti agevolati sempre presso il Ministero se in passato si fosse voluto veramente realizzare una nuova caserma a Paullo, adeguata alle esigenze dell’Arma, come peraltro è stato fatto nel 1961. Perché questa possibilità non è stata perseguita a fondo dalle amministrazioni precedenti? Il signor Consolati è assessore da tempo e dovrebbe essere una persona informata sui fatti. Ci dica quello che a lui risulta a questo proposito, con nomi e date però. Per noi cittadini di Paullo sarebbe più facile accettare il trasferimento conoscendone le ragioni, perché è difficile credere che l’Arma abbia preso una decisione così “impropria” senza essere stata in qualche modo “obbligata” a farlo.

Roberto Bellavita

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