Senza categoria

Orto sul balcone

Sabato 9 aprile presso il vivaio Dordoni ci siamo cimentati nella creazione di un piccolo orto da porre in terrazzo o in balcone.
Perfino io ho avuto il piacere di manipolare la terra piantando in un vaso rialzato i miei piccoli ortaggi.
Diverse – ci hanno spiegato – possono essere le motivazioni che spingono a creare un orto in balcone: possiamo farlo per ragioni economiche o perché il nostro prodotto è più buono e più sano di altri; infatti se consumata entro le due ore dalla raccolta, la verdura conserva il massimo delle sue proprietà, che col tempo poi vanno a ridursi. Possiamo coltivare una piantina, un’aromatica o un fiore anche perché è qualcosa che cresce, che dà frutti e che col passare dei mesi e con le dovute attenzioni si riempie di vita.

Un grazie ad Annalisa del vivaio Dordoni per i preziosi consigli.
Ai prossimi incontri!

Alice

Il taglio di tutti i tigli di via Mazzini

Nell’intervista fatta al Sindaco di Paullo Federico Lorenzini dalla dott.ssa Giacomello sul Giorno di venerdì 11 marzo vengono fatte diverse affermazioni che vogliamo confutare qui per punti.

Sette degli otto tigli storici erano a rischio di caduta.
Il sindaco afferma che le piante a rischio erano sette su otto. Come è noto, una pianta è sempre a rischio di caduta e sarà così finché esisterà la gravità. In agronomia però ci sono più classi di rischio e si parla di rischio estremo quando bisogna tagliare la pianta entro trenta giorni. Nell’ultima perizia commissionata dal Comune al dottor Canepa (20/07/21) leggiamo che tre piante erano a rischio moderato e pertanto dovevano essere solo manutenute e ricontrollate: la 429 dopo un anno, la 431 dopo 3 anni, la 432 dopo 2 anni (fig. 1). Pertanto, in via Mazzini le piante effettivamente a rischio estremo erano cinque, non sette. Per dimostrare che non era così o si ha a disposizione una quarta perizia successiva al taglio, o si mostrano le foto dei tre ceppi in questione che invece di essere sani sono cariati. Ci sembra però che già dalle foto senza identificazione pubblicate sui social si possa notare che alcuni tronchi sono abbastanza sani, senza carie del legno (fig. 2).
    Dunque non tutti i tigli erano a rischio estremo, ma il Sindaco ha ordinato di tagliarli tutti. La giustificazione di tale posizione è sempre stata che il progetto di rifacimento del centro storico prevedeva di tagliare tutto e nessuno a suo tempo si era opposto. Evidentemente e per motivi non noti il progetto non poteva essere modificato in corso d’opera, nonostante una petizione con raccolta firme tra i cittadini lo avesse richiesto.

Non si ripianteranno altri tigli.
Il progetto, diffuso su Fb a giugno, prevedeva la sostituzione dei tigli con liquidambar e sophore (fig. 3), notoriamente alberi originari di altri continenti (alloctoni). Ora invece, nell’intervista al Giorno, il sindaco sostiene che verranno sostituiti da essenze autoctone, però non da tigli, come invece vorremmo noi di Legambiente per motivi storico-culturali. Anzitutto notiamo che la ferma opposizione alla modifica in corso d’opera del progetto non c’è più: il progetto ora si può modificare. Ci chiediamo cosa sia cambiato in questi mesi. Forse qualcuno ha fatto notare al Sindaco che esistono normative che regolamentano queste cose, normative che prescrivono che alberi abbattuti in aree di pregio siano sostituiti con alberi della stessa specie o comunque di specie autoctone.

Parleranno gli esperti, cioè gli agronomi.

Su questo punto vorremmo anzitutto segnalare che non ci risulta che il progetto di rifacimento del centro urbano sia stato firmato da un dottore agronomo iscritto all’albo. Se non è così preghiamo chiunque di contraddirci, ne saremmo contenti. Ma se abbiamo ragione, ci chiediamo il perché di questa contraddizione, visto che ora il parere dell’agronomo è diventato decisivo nel scegliere come sostituire i tigli. Prima, in fase di progetto, non se ne richiede la consulenza, quando invece sarebbe stato opportuno per decidere quali essenze piantare e dove piantarle, poi la consulenza agronomica diventa insindacabile, addirittura più importante del parere del sindaco che, sembrerebbe, delega al tecnico ogni decisione.

I tecnici e l’amministrazione.
Su questo aspetto della questione vorremmo fare un’ultima considerazione, anche perché è stato un aspetto centrale in questi due anni di pandemia: dato un problema che coinvolge i cittadini chi ha l’ultima parola? I politici o i tecnici?
    Sembra una domanda a cui è difficile rispondere, ma la difficoltà è solo apparente. Chiunque abbia mai avuto a che fare con problemi tecnici sa che la loro soluzione non è mai una sola. Un buon tecnico, se competente, di soluzioni ne trova sempre più di una, che poi sottoporrà al committente a cui spetterà la decisione definitiva. Nel caso dell’amministrazione della cosa pubblica quindi il decisore politico, democraticamente eletto dai cittadini, farà la sua scelta nell’interesse e tenendo conto delle richieste dei cittadini.

 

Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4

Il taglio dei tigli

Ieri mattina, mercoledì 09.03.22, alle 8:15 ero in via Mazzini. Faceva molto freddo. I tigli catalogati 424 e la 426 erano già stati tagliati. Il terreno era colmo di rami e gli operai in piena attività stavano affrontando il taglio della 427. Oltre a me erano presenti i volontari della protezione civile, che mi fecero subito notare la grande carie del legno visibile nel tronco della 424, appena tagliata. Risposi che Legambiente non è mai stata contraria al taglio delle piante di via Mazzini gravemente compromesse da un punto di vista statico, ma che quelle non a rischio di caduta, seppur malate, avrebbero dovuto invece essere salvate e curate. Mi resi subito conto che il discorso era troppo complesso e in ogni caso poco gradito.
    Lasciai perdere e iniziai le riprese mentre tiravano giù la 427 e poi la 428, tutti esemplari di cui le perizie prescrivevano l’abbattimento. La 429 invece, sempre secondo le perizie, non doveva essere abbattuta, bensì ricontrollata entro l’anno. Sarebbe stato interessante vedere la condizione del tronco tagliato e confrontarlo con quello delle precedenti.
    L’operaio, un ragazzo giovane, con maglietta a maniche corte, iniziò asportando alla base della pianta una fetta di tronco semicircolare. All’interno il legno sembrava in buono stato. Poi tolse ancora qualche sottile strato di legno, sempre più in profondità. Alla fine operò un taglio orizzontale sull’altro lato del tronco e la pianta venne giù, docilmente, senza fare rumore. Il ceppo mostrava una zona più scura al centro, il durame, la parte più vecchia dell’albero. Non era bianco come quello che avevo visto nei tigli tagliati in giugno, però non era visibile nessuna carie. A prima vista e a distanza, non potendo avvicinarmi, il ceppo risultava molto diverso dai precedenti. Probabilmente era una pianta che poteva essere salvata e curata.
    Mi convinsi che avrei assistito allo stesso spettacolo anche per le altre due piante ritenute salvabili, la 431 e la 432. Comunque gli operai le avrebbero inesorabilmente tagliate e io ne avevo abbastanza. Decisi di tornare a casa.

Liquami

Liquami, un campo intero, ben nascosto, nel senso che è irraggiungibile anche dalle le strade di campagna. In linea d’aria è direi a 3 km da San Pedrino. Per forza di sera sentiamo odori di porcilaia.

Alberi monumentali

Oggi, durante il banchetto di tesseramento di Legambiente, si parlava di alberi monumentali. Affinché un albero possa essere riconosciuto tale, la segnalazione può partire anche da associazioni come la nostra, ma attenzione, la circonferenza della pianta dovrà essere di un particolare diametro in funzione della specie. La tabella delle circonferenze è a questo link:

https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/3%252Fa%252F0%252FD.cb8afce787aeba72e098/P/BLOB%3AID%3D12186/E/pdf

Non è così scontato che un albero sia monumentale. Mi ero informata per i famosi tigli di via Mazzini. Purtroppo la misura della loro circonferenza, una circonferenza a petto d’uomo, non è sufficiente e pertanto non possono essere tutelati. Usando questo argomento infatti l’amministrazione ha screditato la nostra battaglia, dato appunto che non sono alberi tutelabili come monumentali.

Però, anche se un albero non è monumentale ma è grande e bello, noi pensiamo che vada conservato e curato. Oltre che pensare a nuove piantumazioni, obbiettivo del circolo potrebbe essere, a mio parere, quello di fare capire alle persone che l’albero ha un valore, ma non semplicemente come produttore di ossigeno, bensì come esemplare singolo, come essere che vive e muore come tutti noi abitando il nostro spazio. Prevale oggi purtroppo una mentalità consumistica, l’albero come oggetto di arredamento urbano, che non deve essere vecchio e, in tal caso, che va subito sostituito con una pianta giovane e “nuova”.

Dovremmo apprezzare invece gli alberi che già abbiamo, curarli e tutelarli, sia per evitare un inutile spreco risorse con il loro abbattimento, sia, soprattutto, per rispetto e riconoscenza.

Alice Bellavita

Nella foto un grande pioppo nero, un sopravvissuto, nel territorio di Paullo.